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Istituto Comprensivo di Galliera Veneta |
Roberto Nardello oltre a essere un poeta, scrittore, preside, e quindi professore, è anche un alpino.Ha scritto libri di ogni genere accomunati da fonti storiche provate e studiate. Lui ha inventato i personaggi, ma il paesaggio, i luoghi, e i tempi sono veri. Alcuni libri che ha scritto sono:
Lui scrive e sua moglie, essendo pittrice, disegna scene dei suoi libri. Decise di scrivere “Perché … uno dei tanti” poiché anche lui subì un lutto. Suo zio paterno, Cesare Nardello, morì nel campo di lavoro a Doramittelbau. Lui racconta la storia di Candido, ragazzo di venti anni era soldati e lo portarono nei campi di lavoro dove lavoro in una miniera, per non farsi vedere, che creare bombe. Pochi mesi prima della liberazione si ammalò. Per me è la storia di suo zio. Dentro al libro” Perché … uno dei tanti” è un insieme di cinque storie con protagonisti diversi. Nardello ci ha parlato della seconda guerra mondiale e di quello che succedeva. Certe cose le sapevamo già altre no, ma parlare di questo olocausto mi rende sempre più consapevole dello sterminio che hanno provocato. Si, fa paura e ti impressiona quanto possano essere disumane le persone ma ti rende partecipe del dolore che hanno provato. Come ci ha detto Nardello: parliamo e studiamo e approfondiamo per non dimenticare e non ripetere!Dal 2000 in ogni scuola verso 12:00 si fa un minuto di silenzio per tutte le persone morte nella seconda guerra mondiale. Ma perché proprio a 12.00? Perché circa a quell’ora vennero aperte le porte del campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia. Quando gli italiani si schierarono dalla parte nemica, contro Hitler, anche gli italiani furono vittime di violenza.
Per essere riconosciuti gli ebrei dovevano portare una stella, la stella di David che rappresenta la loro religione. La stella aveva scritto JUDE e aveva sei punte. Gli ebrei chiamarono gli olocausti Shoà nella loro lingua. Joyce Lussu, scrittrice inglese che scrisse “scarpette rosse”. Fu arrestata, quindi sa cosa si prova a essere deportati. IMI (internati militari italiani)
Martina Zanettin 3^D
L'incontro con l'autore Roberto Nardello per me è stato molto importante perché ho imparato informazioni nuove sulla Seconda Guerra Mondiale.
Ho conosciuto meglio quello che è successo agli ebrei e alle altre persone perseguitate da Hitler e dai tedeschi (soprattutto da loro), poi ho capito che i prigionieri erano trattati peggio degli animali.
Ho capito che ci sono stati milioni di morti e che in Veneto ogni famiglia aveva almeno un lutto in famiglia e che dopo la guerra le condizioni di vita erano pessime.
Mi ha colpito molto sapere che ci sono stati 5860000 morti tra gli ebrei e anche che ve ne erano molti italiani.
Ho imparato anche che la Germania fu il primo stato ad applicare le leggi razziali, che la parola Shoah significa sterminio del popolo ebreo.
Questo incontro mi è servito per capire meglio quello che è successo alle persone perseguitate e anche agli italiani che dopo l'armistizio venivano catturati e trattati come animali.
Roberto Nardello è un alpino che per vent’anni ha fatto il preside in una scuola. È originario di San Martino di Lupari e oltre ad essere scrittore e anche un poeta. Il professor Nardello ha scritto un libro che parla della Prima guerra mondiale, ma il libro che ci ha presentato parla della Seconda guerra mondiale e si intitola “Perché?... uno dei tanti”.
L’idea per questo libro gli è venuta quando ha ritrovato dei documenti che attestavano che un suo zio paterno era morto, ma non sapeva dove così fece delle ricerche e scoprì che morì in un campo di concentramento.
I personaggi del libro sono inventati, ma i luoghi, il tempo e i viaggi sono veri.
Prima di parlarci del libro, però, ci ha presentato un po’ la Seconda guerra mondiale e in particolare gli IMI, cioè gli Internati Militari Italiani ossia i militari italiani catturati dopo l’8 settembre 1943. Questi sono alcuni numeri.
Dei 2 milioni di militari alle armi 1.007.000 vennero catturati. Di questi prima della primavera del 1944 decisero di collaborare con i Tedeschi e circa 630.000 non si lasciarono convincere. In tutto circa 196.000 riuscirono a scappare alla deportazione e 13.000 persero la vita in Grecia. I soldati costretti ai lavori forzati furono 100.000 e 120.000 finirono nei campi di lavoro. Di questi due milioni di militari furono 75.000 a morire sul fronte orientale.
Oltre ai soldati vennero internati 10.000 ebrei italiani e 8.000 donne, di cui 4.500 ebree. Gli ebrei erano “segnati” da una stella gialla con al centro la scritta Jude e tutti gli internati erano distinti grazie a dei ricami sui vestiti.
Il termine “Shoa” che indica tutte queste morti è di origine ebraica e significa infatti “sterminio”.
I campi si potevano distinguere in tre tipologie: campi di sterminio, campi di lavoro e campi di passaggio. La maggior parte era concentrata in Germania, il luogo da cui si diffusero le leggi razziali e le persecuzioni. Un esempio è, oltre al famoso campo di Auschwitz, il campo di Dora-Mittelbau dove gli internati costruivano le bombe per l’esercito tedesco dentro delle gallerie risalenti alla Prima guerra mondiale.
Ci fu però qualcuno che cercò di aiutare gli ebrei e in Italia sono chiamati “I giusti”, come Giorgio Perlasca.
Inoltre, dal 2000 nelle scuole è obbligatorio fare un minuto di silenzio alle 12:00 del 27 gennaio che è la giornata della memoria.
Ilenia Giangrande 3D
Oggi abbiamo avuto la possibilità di incontrare un autore veneto di nome Roberto Nardello che ha scritto vari libri ma che oggi ci ha presentato il suo libro: ”Perché?... Uno dei tanti”.L'autore Roberto Nardello ambienta questo suo romanzo storico nel periodo 1943-1945 che ha come scenario principale la realtà tragica dei lager nazisti. Il personaggio centrale è Candido, un giovanotto di un paesetto del padovano, che parte per la naia nel mese di luglio 1943. L’autore ha inventato il personaggio ma si è ispirato dalla storia di suo zio Cesare Nardello che è andato in guerra ma che non è più ritornato. Quella del 1924 è stata l'ultima annata ad essere chiamata alle armi. Il giovane era convinto di non esser obbligato a presentarsi perché pensava che la guerra fosse nella fase finale, invece anche lui, diciannovenne, riceve la cartolina di precetto, cioè di invito a presentarsi in caserma per svolgere il servizio militare. Quando l'Italia firma l'armistizio con gli angloamericani egli si trova ancora nella fase di addestramento. Però dopo quell’evento fu portato come prigioniero in Germania . È uno dei tanti internati militari italiani deportati nelle migliaia di campi di concentramento nazisti. Dopo un lungo ed avventuroso viaggio, condannato ai lavori forzati, varca i cancelli del lager Dora-Mittelbau. Inizia così un periodo di sofferenza e di dolore accanto ai suoi amici commilitoni più cari. Ed è proprio qui che si consuma il dramma. Per me l’autore è riuscito a spiegare bene tutte le cose riguardanti la 2^ Guerra Mondiale e perciò secondo me è stata una presentazione molto costruttiva per tutti i ragazzi che come me hanno cercato di seguire tutto ciò che diceva l’autore.
Nicholas Pavanello 3^D